Nel cuore del Parco del Pollino Civita dall'arbëreshe çifti : nido-coppia, è uno scrigno che custodisce le antiche tradizioni del popolo arbëresh.
Diversi eventi hanno segnato la storia di questo popolo, ai continui invasori e dominatori, il popolo che
abitava l’Albania ha sempre saputo rispondere con la dignità, il valore e l’orgoglio di appartenere ad una
stirpe fedele ai valori dell’onore e del coraggio.
Alla morte di Skanderbeg 1468, si registrò la fuga dalla loro patria e la scelta dei lidi italiani come rifugio, non
formarono una sola città, ma crearono numerose piccole comunità.
Nato intorno al 1480, lungo l’antico itinerario già percorso dal popolo dei Sibariti verso il Pollino, nei pressi del Castrum Sancti Salvatoris, esso ci offre un paesaggio mozzafiato, la vegetazione unica, con piante centenarie che potrebbero raccontare chissà quali preziose testimonianze delle bellezze della natura e del tempo che scorre lento stretto tra le rocce, come a voler preservare le sue ricchezze e le unicità dei suoi paesaggi naturali, che hanno fatto di Civita nel tempo, uno degli insediamenti più belli della Calabria interna, che si distingue anche per la struttura urbanistica fatta di viuzze e slarghi che si intersecano le une nelle altre, ma soprattutto per la varietà dei suoi comignoli, veri e propri capolavori artistici.
Le case del centro storico sono costruite tutte in pietra. Fonti storiche attestano che le stesse costruite
dai primi albanesi erano di paglia e venivano bruciate in primavera per non pagare il focatico, in seguito
essendo stato loro proibito di edificare in muratura, usavano intrecciare rami secchi e impastarli con
l’argilla all’uso macedone, queste erano chiamate “Kallazine”, solo in un secondo momento furono edificate
le prime case in pietra.
Le abitazioni arbëreshe, sono composte da due piani: il primo costituito da uno o più ambienti ha l’accesso
principale a diretto contatto con l’asse viario a piano terra.
La sua ampiezza corrisponde quasi sempre all’intera superficie della casa, generalmente coperto da un solaio
ligneo sostenuto da muri perimetrali in pietra, questi vani prendono luce dalla porta d’accesso a piano terra
o da piccole finestre poste nella parte più estrema dell’ambiente, dove si trovano i vani usati come magazzini
o dispense.
L’abitato di Civita si compone di tre principali rioni: Sant’Antonio, Piazza, Magazzeno, esso presenta
un’articolazione compatta ma irregolare.
Il disegno urbanistico di Civita riflette consuetudini di vita che discendono dall’emigrazione prima e dalla
colonizzazione poi e si esprimono in forme di solidarietà e costumanze di vita che hanno permesso a questo
popolo dopo più di cinque secoli di dimora in Italia di conservare la propria identità, la lingua, i costumi,
le tradizioni, ma soprattutto l’ambiente, l’aver ripopolato vecchi siti, non ha comunque impedito di
trasformarli in quelle che erano le necessità culturali del tempo.
Più che di ripopolamento, si parla di una vera e propria riedificazione della struttura preesistente dove è
stato inserito il concetto sociale di spazio, territorio e casa che nella cultura albanese è sintetizzato con
il termine gjitonia, termine greco che traduce vicinato, esso ha un significato socio-urbanistico e nello
stesso tempo di solidarietà e spirito di appartenenza.
Dal punto di vista architettonico la gjitonia è composta da un nucleo originario che solitamente è una casa
signorile intorno alla quale sono stati sovrapposti altri nuclei minori che ne hanno modificato la struttura
originaria e occupano tutto lo spazio.
La gjitonia rappresenta la porzione più piccola del tessuto urbano, ovvero una microstruttura costituita da una piazzetta nella quale confluiscono i vicoli, solitamente circondata da edifici di solito una casa signorile intorno alla quale sono stati sovrapposti altri nuclei minori che ne hanno modificato la struttura originaria e occupano tutto lo spazio queste hanno aperture verso uno spiazzo più grande “sheshi” che in genere porta il nome della persona che vi abita.
Resti archeologici di insediamenti umani dell’età del bronzo, relativi al Sito Mater Chiesa e Palmanocera.
Ruderi di cappelle bizantine sono presenti nelle contrade Piano di San Martino, Spirito Santo, Piano della Chiesa.
Civita è uno dei pochi paesi albanesi che ha mantenuto immutata la sua struttura architettonica nel
centro storico.
Il tessuto urbano non possiede monumenti notevoli, un tempo c’era anche il Palazzo Ducale trasformato oggi
in civile abitazione.
Caratteristiche le fontane rivestite in pietra grigia locale tutte risalenti all’800. Le fontane del paese hanno avuto in passato una grande importanza, come luogo di socializzazione costituivano il prolungamento della gjitonia. Era il luogo in cui le donne attingevano l’acqua, conversavano e facevano il bucato.
La Piazza luogo di arrivo della strada principale d’accesso esterno, definita il salotto del paese dove si
svolgono manifestazioni folcloriche e culturali e di ogni genere durante tutto l’arco dell’anno, oggi
completamente rifatta con pavimentazione in san pietrini.
Durante il fascismo la piazza fu intitolata a Michele Bianchi politico e giornalista italiano, primo
segretario del Partito Nazionale Fascista nome che porterà fino alla fine degli anni 50 quando verrà
cambiata in Piazza Municipio.
Nel 1971 rimessa a nuovo, realizzato il manto superficiale a tappeto che sostituì il selciato e le pietre.
Di grande importanza la riproduzione del Castello di Kruja in Albania, costruita nel 2000. Oggi centro
convegni con una meravigliosa vista sul Raganello. Al suo interno si può visitare la pinacoteca che accoglie
quadri rappresentanti Civita e l'etnia arbëreshe.
E' una delle principali attrattive del luogo e simbolo del Parco Nazionale del Pollino, meta ogni anno di
migliaia di turisti.